#3 Imprevisti
In questo numero: colpi di fulmine, farfalle rosse e una libreria a Bruxelles.
Altrove è la newsletter bookolica di lettureinviaggio.it. Ogni mese qui dentro condivido scintille, racconto luoghi e aggiungo piante al mio erbario letterario.
A luglio, in vista della nostra breve sosta a Bruxelles sulla tratta ferroviaria Berlino-Londra, mi ero segnata dei luoghi da vedere: Grand-Place, l’imperdibile libreria Tropismes, la strada dove stava il collegio frequentato da Emily e Charlotte Brontë e così via.
In realtà ho fatto molto meno del poco che avevo pianificato, perché a Piccola Poppins è venuta la febbre e i nostri piani sono cambiati. Tuttavia il vero obiettivo del viaggio è stato raggiunto: rivedere due persone a cui sono molto legata.
È una verità universalmente riconosciuta che ogni spostamento, anche se ben pianificato, sia alla mercé dell’imprevisto. E viaggiare con persone al di sotto dei sei anni1 (nel nostro caso un duenne e una cinquenne) aumenta la possibilità che gli eventi prendano una piega diversa da quella immaginata.
Ora, per esempio, so che in valigia oltre a un termometro e agli antipiretici devo sempre avere a disposizione delle buste di carta per eventuali attacchi di vomito in treno.
Volendo riassumere con un’immagine il soggiorno a Bruxelles, userei quella scattata dal mio amico Emme in un’altra brevissima sosta in città (solo 24 ore) al ritorno, sulla strada per Berlino: io, di sera, nel mio abito blu a fiori, appoggiata al muro esterno dell’edificio al civico 272 della Grand-Place, mentre indico con il dito la targa sopra la mia testa, dove è scritto che lì, nel 1852, ci abitò Victor Hugo.
Ogni viaggio, e in generale tutto ciò che rompe gli argini rassicuranti della routine, mi ricorda di non ammantare di aspettative le cose che faccio. Senza quei necessari cambi di programma forse non mi sarei mai seduta a parlare con Emme sul marciapiede della Grand-Place alle undici di sera come facevamo una vita fa nel suo giardinetto protetto da quattro mura sotto le stelle benevole che ci hanno fatto incontrare.
Scintille
Un regalo
A inizio ottobre da Bruxelles ho ricevuto in regalo il libro Charlotte Brontë. Tre di sei (rueBallu, 2018), scritto da Michela Monferrini e illustrato da Vittoria Facchini. Racconta alcuni dei momenti più importanti della vita di Charlotte, Emily, Anne, Mary, Elizabeth e Branwell dal punto di vista di Tabitha Aykroyd, cuoca e governante della famiglia Brontë dal 1824 al 1855. È un libro di 112 pagine realizzato con molta cura (età di lettura dagli otto anni in su), perfetto per un piovoso pomeriggio autunnale.
Una chiacchierata
Nel nuovo numero di Una figlia per amica, la newsletter di Serena Blasi, ci sono anch’io. Serena mi ha ospitata per fare quattro chiacchiere ed è stato davvero bello. Abbiamo parlato di Berlino, di amicizia e di segnali della vita. Vieni a leggerci?
Un colpo di fulmine
Mi sono lasciata rimescolare da Il quaderno proibito di Anna de Cespédes. L’ho trovato nella biblioteca dove vado una volta a settimana con Piccola Poppins. Il caso ha voluto che proprio in quei giorni stessi ricominciando a scrivere fiumi di parole nel mio di quaderno, come la protagonista del libro Valeria Cossati.
Siamo coetanee io e Valeria, ma lei scrive in un tempo lontano dal mio, tra il 1950 e il 1951, ed è nata in un tempo ancora più lontano (sarebbe per me una bisnonna).
Non capisce che sono stata proprio io a renderla libera, io con la mia vita dilaniata tra vecchie tradizioni rassicuranti e il richiamo di esigenze nuove. Sono il ponte del quale lei ha approfittato, come di tutto approfittano i giovani: crudelmente, senza nemmeno avvedersi di prendere, senza darne atto. Adesso posso anche crollare.
Quando grazie alla scrittura apre gli occhi sulla sua vita, capisce di essere sola, sospesa fra due generazioni, lontana da entrambe. Ho provato molta tenerezza per lei e per Mirella, la figlia. Il racconto del loro rapporto è ciò che più mi è rimasto dentro di questo Diario proibito.
Un’istantanea
Il 13 agosto scorso (non so bene perché io te lo stia raccontando ora, a metà novembre) sono andata a un concerto di PJ Harvey. Un po’ sirena un po’ dea, l’ho guardata disegnare figure nell’aria con braccia d’argento in un rito di ipnosi collettiva, mentre sulla fortezza di Spandau si spegnevano le luci del giorno. Bellissimo l’abito indossato sul palco. Lo vorrei per il mio non-matrimonio.
Una scoperta
Ho da poco scoperto Universal Mother, album che Shuhada' Sadaqat (1966-2023), meglio nota come Sinéad O'Connor, pubblicò nel 1994. Di questa cantautrice irlandese ricordata da moltɜ soprattutto per Nothing Compares 2 U non conoscevo la discografia. Ringrazio l’appassionato video di Andrea Liuzza del canale YouTube Beautiful Losers per avermi spinta ad approfondire. Sono incantata. Peccato che io sia sempre in ritardo su tutto. Ti consiglio questa versione live di Fire on Babylon.
Erbario
Vediamo le farfalle volteggiare verso l’albero di Nehanda e scendere a terra terra terra terra terra terra terra terra terra terra terra terra terra terra terra terra terra terra terra terra e per un attimo l’Eden è una specie di strano aeroporto con ali rosse che svolazzano dappertutto.
Siamo sorpresi, ma non siamo sorpresi che di tutti gli alberi dell’Eden le farfalle abbiano scelto l’albero di Nehanda; lo sanno anche i muri e i sassi che si tratta di un albero speciale: la Duchessa ci ha detto di averlo piantato proprio dai semi dell’albero a cui gli inglesi hanno impiccato Mbuya Nehanda durante le lotte per l’indipendenza, molto molto prima che nascessimo noi.
La citazione è tratta da Gloria, un romanzo dell’autrice żimbabwese NoViolet Bulawayo (che ti straconsiglio) letto per il Book Club Fronti e Frontiere, e l’albero verso cui volano le farfalle rosse è una Brachystegia spiciformis3, pianta tropicale appartenente alla famiglia delle Fabacee, chiamata Msasa in lingua swahili.
Cresce nelle savane dell'Africa sud-orientale ed è stata recentemente individuata anche in Sudafrica, dove è una specie protetta4. In primavera, tra agosto e settembre, con la comparsa delle foglie giovani, assume un colore rosso ambrato.
Nel libro è chiamato “l’albero di Nehanda”. Ma chi era Nehanda? Mbuya Nehanda5 (ca. 1840-1898), medium di uno spirito ancestrale e leader spirituale del popolo Shona, è stata una delle persone a capo della prima Chimurenga (1896-97)6 contro i britannici.
A ribellarsi alla British South Africa Company di Cecil Rhodes furono i popoli Shona and Ndebele. Quando vennero sconfitti, Nehanda fu catturata, dichiarata colpevole per l’uccisione di Henry Hawken Pollard7 e condannata a morte.
L’albero a cui si riferisce la Duchessa nella citazione è quello a cui Mbuya Nehanda sarebbe stata impiccata (non so se l’autrice avesse in mente quello accidentalmente abbattuto da un camion a Harare nel 2011).
Mbuya Nehanda è considerata la nonna ancestrale del Paese. Dal 2021 la capitale dello Zimbabwe ospita una grande statua bronzea in suo onore. Dopo l’impiccagione i resti della donna furono spediti in Inghilterra a mo’ di trofeo e da oltre trent’anni lo Zimbabwe ne chiede la restituzione.
Luoghi
E quindi cosa ho fatto a Bruxelles? Insieme alla mia amica Esse (moglie di Emme) ho passeggiato per le vie di Saint Gilles e Marolles, sono stata da Piola Piccola, un bar libreria che vende libri di seconda mano in italiano, ho fotografato dei murali e visitato Ici Sont Les Lions (180, Rue Haute, a Marolles), una libreria specializzata in letteratura africana e della diaspora. Ha libri in diverse lingue, fra cui l’italiano. C’erano tutti i numeri di Arabpop, qualche romanzo e alcuni saggi. Ci ho comprato Perdi la madre di Saidiya Hartman.


Sul blog…
trovi il quarto numero di Frammenti, che parla di alberi genealogici, laghi gemelli e antiche lapidi funerarie.
Come se dai sei anni in poi gli imprevisti non si presentassero! Vabbè, ci siamo capitɜ.
La casa al civico 26-27 si chiama Le Pigeon ed è la Casa della Corporazione dei Pittori.
Fonte: https://eprints.soas.ac.uk/23580/1/Marizane_4286.pdf
Fonte: https://uk.inaturalist.org/taxa/340265-Brachystegia-spiciformis
Il suo nome era Nehanda Charwe Nyakasikana, ma è nota come Mbuya Nehanda. Mbuya è un titolo di rispetto e vuol dire “nonna” e Nehanda è, nella religione del popolo Shona, uno spirito mhondoro che usa le donne come medium. Fonte: https://www.britannica.com/topic/Nehanda
La guerra di liberazione. La seconda Chimurenga risale agli anni 1964-1979 e portò all’indipendenza dello Zimbabwe nel 1980.
Un commissario del Native Affairs Department.
Bellissima puntata! Molto affascinante anche la figura di Mbuya Nehanda come “spirito guida” femminile!
Grazie Camilla! <3 Ho trovato molto interessante la figura di Mbuya Nehanda. Mi sono immersa nella sua storia (per quel che ho potuto trovare in rete) e ho pensato andasse condivisa :)