1# Radici
In questo numero: delle artiste botaniche, un albero dalle bacche rosse e un quartiere imperdibile.
Altrove è la newsletter bookolica di lettureinviaggio.it. Ogni mese qui dentro condivido scintille, racconto luoghi e aggiungo piante al mio erbario letterario. Che aspetti a iscriverti?
Altrove è tornata, dopo molti dubbi e cambi di rotta. Chi la conosce dagli albori sa che prima si chiamava Poppinsletter ed era un appuntamento stagionale.
Lo scorso autunno, dopo mesi di latitanza, l’ho inviata di nuovo. È stata l’ultima edizione su Mailchimp. Dopodiché l’idea che abitava il progetto è andata in vacanza a Lido Creativo1.
Muoversi nel reame della creatività è una faccenda complicata. Le idee ci scelgono desiderose di materializzarsi, ma se gli rendiamo tortuoso il percorso alla lunga si stancano.
A volte ci abbandonano, altre si allontanano soltanto per darci modo di aggiustare il tiro, fare ordine, recuperare linfa. Ecco, l’idea alla base di questa newsletter si è presa del tempo, esasperata dai miei tentennamenti.
Altrove è cambiata, il nome però è rimasto lo stesso. D’altra parte è pur sempre la newsletter di un blog dedicato ai viaggi letterari, no? Tuttavia, c’è stato un momento nelle scorse settimane in cui ho pensato di modificare anche quello.
M’era venuto in mente di chiamarla “radici”. Radici? Sì, radici. Perché mi sono resa conto che l’altrove a cui tendo mi sta riportando ai sensi, al corpo, alla terra e alle piante che la popolano.
E ora veniamo al dunque. Riceverai la newsletter all’inizio di ogni mese. Non ti prometto fuochi d’artificio, solo qualche scintilla, un erbario letterario e dei luoghi (letterari e non).
Scintille
Durante l’ultimo soggiorno in Inghilterra per consolarmi di non aver potuto visitare la mostra Now you see us. Women artists in Britain 1520-1920 alla Tate Gallery, mi sono comprata il catalogo. Lo sto leggendo con religiosa attenzione. È bellissimo!
Fra le artiste di cui vorrei approfondire la conoscenza c’è Mary Delany (1700-1788). Sono rimasta incantata da Flora Delanica, una collezione di immagini che riproducono esemplari botanici realizzati incollando su uno sfondo nero sottili pezzetti di carta colorata.
Colpisce la ricchezza dei dettagli di ogni composizione, anche perché è opinione condivisa che facesse tutto a mano libera, a parte qualche intervento a matita e ad acquerello.
Nei dieci anni in cui si dedicò a quest’arte, apprezzata già all’epoca per la sua accuratezza scientifica, produsse circa un migliaio di mosaici di carta (paper mosaics, come li chiamava lei), ma quando subentrarono problemi alla vista dovette abbandonare il progetto. Qualche dettaglio in più sulla sua vita lo trovi su Later Bloomer.
A otto artiste botaniche provenienti da vari paesi europei è dedicato questo articolo di Europeana. Te ne anticipo qualcuna: l’inglese Augusta Innes Withers (1792-1877), che ritraeva frutti per la Horticultural Society e che insieme a un’altra illustratrice, Sarah Anne Drake (1803–1857), illustrò il libro di James Bateman The Orchidaceae of Mexico and Guatemala (1837-43).
O l’artista tedesca Johanna Helena Herolt (1668-1728), che per l’Orto botanico di Amsterdam produceva rappresentazioni di piante rare ed esotiche. Si formò con la madre Maria Sibylla Merian, la quale dopo un viaggio nel Suriname2 per studiarne gli insetti pubblicò Metamorphosis insectorum surinamensium (1705).
L’opera di Merian ispirò Berthe Hoola van Noten, famosa per Fleurs, Fruits et Feuillages choisis de l'île Java: peints d'après nature, pubblicato a Bruxelles nel 1863. Anche lei andò in Suriname, esplorandolo insieme al marito, Dirk Hoola van Nooten. Successivamente la coppia fondò una scuola per ragazze in Louisiana.
Rimasta vedova nel 1847 e con cinque figli da sfamare, dopo varie vicissitudini si trasferì in Indonesia, sull’Isola di Giava3, dove aprì una scuola protestante per ragazze e si dedicò al disegno della flora locale. Morì a Tanah Abang, all’età di 74 anni e in povertà.
Molte di loro dipingevano ad acquerello singoli esemplari botanici su sfondi chiari. Nella prossima newsletter ti presenterò un’artista viaggiatrice che nella seconda metà dell’Ottocento sovvertì le regole e sperimentò un modo nuovo di raccontare le piante.
Erbario
Mentre sulle strade di Berlino cadono le prime foglie, che a ottobre vestiranno d’oro i marciapiedi, io prendo nota delle piante incontrate nei libri:
Stretta fra vecchie case e nuovi edifici moderni, si apriva una tranquilla strada in salita. Sul selciato erano sparse qua e là macchie umide e rosse. Era un rosso brillante. Avanzai lungo la strada osservandole. Erano piccole bacche cadute da un albero di idesia perché troppo mature. Alzai il viso e vidi che formavano grappoli rossi come quelli dell’uva e splendevano abbondanti e luminose sullo sfondo azzurro del cielo.
La citazione è tratta da Hikari No Ryōbun. Il dominio della luce di Tsushima Yūko. Sono rimasta incantata da quell’albero le cui bacche rosse si stagliano contro il cielo autunnale di Tokyo.
Si tratta di un Idesia polycarpa e a scoprirlo è stato il botanico e viaggiatore Karl Maksimovič durante un viaggio in Giappone negli anni Sessanta dell’Ottocento. Nei paesi anglosassoni è chiamato Chinese Wonder Tree.
Originario della Cina (centro-orientale e sud-orientale), della Corea, del Giappone (comprese le isole Nansei) e di Taiwan4, l’albero deve il nome a un mercante di origine olandese dalla vita piuttosto movimentata, Evert Ysbrant Ides (1657-1708/9).
Ides, che nel 1687 si era trasferito a Mosca e abitava nel quartiere tedesco, durante una spedizione in Cina tenne un diario di viaggio pubblicato ad Amsterdam nel 1704. La sua storia avventurosa è raccontata su I nomi delle piante, il bel blog di Silvia Fogliato.
Luoghi
Qualche mese fa ho letto il noto romanzo d’esordio di Satoshi Yagisawa, I miei giorni alla libreria Morisaki (Feltrinelli, 2022, traduzione di Gala Maria Follaco). Non mi soffermo sulla storia (godibile, ma lungi dall’avermi fatto fare le capriole al cervello), bensì sul posto che ha in parte contribuito a rendere famoso: il quartiere di Jinbōchō.
Era un angolo di città in cui si respirava un’aria di altri tempi, sia nelle vecchie strade principali sia nei vicoli, con tutte quelle librerie, i caffè, certi bar fuori dal mondo che ti facevano venire voglia di visitarli tutti. L’intero quartiere era immerso in un’atmosfera unica, lenta, e della frenesia che avevo sempre cercato di fuggire non c’era traccia.
Questo paradiso della lettura brulica di librerie (circa 170) e ospita ogni anno un festival del libro usato, il Kanda Kohon Matsuri. Un pregio del romanzo sta nell’aver restituito l’atmosfera del luogo, che è poi il motivo per cui la prima parte mi è piaciuta più della seconda. Un giorno, forse, piroetterò felice lungo Yasukuni Dōri, la sua via principale, inebriata da essenze bookoliche.
Sul blog
C’è il nuovo articolo della rubrica Frammenti dove ti racconto di un parco a primavera, di un superpotere, di un libro sull'antropologia del corpo e di una parola che non conoscevo.
Grazie per aver letto Altrove. Ti è piaciuta? Condividila, dai! 🌸
Nota località balneare per idee annoiate, disilluse o in cerca di teste.
All’epoca noto come Guiana olandese.
Anch’essa sotto il dominio olandese.
Fonte: https://powo.science.kew.org/taxon/urn:lsid:ipni.org:names:111768-1
Grazie Stefania! ❤️ Sai che mentre scrivevo di queste artiste ti ho pensata spesso? Anche io vorrei la macchina del tempo per osservarle da vicino, al lavoro ✨️
Ciao Caterina❤️ molto bella questa evoluzione della tua newsletter! Maria Sibylla Merian mi era familiare di nome e infatti controllando ho scoperto che avevo usato una sua illustrazione sulla metamorfosi del baco da seta per un post di Lost Archeology. :D Che dire, tutte artiste favolose... se esistesse la macchina del tempo sarebbe bello poterle osservare mentre dipingono.
Per il Giappone, io vorrei andarci già da molto tempo e il quartiere di Jinbōchō dev'essere spaziale!! <3
Aspetto la prossima newsletter! Un abbraccio. :)